Capitolo 3. Cercasi contenitore per Sogni

Un contenitore per i Sogni, questo dovevamo cercare.

Fu così che a novembre 2020, ancor prima di essere inondate dalla gioia del Calendario del Tempo Dovuto 2021, ma già in piena seconda ondata Covid, cominciammo a cercar casa. Sì casa, non ci siamo sbagliate. Nella nostra testa, il laboratorio artigianale che cercavamo doveva assomigliare a una vera e propria casa, possibilmente con un piccolo giardino. Cominciammo quindi dalle parrocchie in disuso: si faceva infatti sempre più strada in noi il pensiero di cercare qualcosa di vecchio e di non più utilizzato per regalargli nuova vita. Come succede a tutti quelli che cavalcano sogni: si tingono di nuova vita.

Purtroppo, dopo vari tentativi, non trovammo niente che potesse andare bene. Approdammo però a qualcosa di sorprendente: una Chiesetta romanica sconsacrata. Il frontespizio che indicava la data di costruzione nell’anno della peste ci fece pensare che, visto il periodo, fosse proprio il luogo per noi. (L’ironia non l’abbiamo persa, nemmeno dopo il 2020). Al momento, la chiesetta era usata come magazzino e, benché fosse messa piuttosto male, ci innamorammo perdutamente della bellezza architettonica e dei vecchi quadri contenuti all’interno. La verità è che stavamo già pensando troppo velocemente: i quadri antichi potevano essere ristrutturati da Betty e ricollocati in spazi adeguati, il vecchio altare lo avevamo già trasformato in piccolo spazio eventi e il magnifico portare esterno in pietra con la finestrina di lato, erano già ornati con piante e fiori e lucine di Natale.

L’illusione è durata lo spazio di un mese. Niente da fare, troppi permessi, troppi soldi per la ristrutturazione troppi se e ma. Si ricominciava da zero. Un po’ più amareggiate però. Ci buttammo sulle scuole, e, più in generale, su tutte quelle sedi comunali dismesse dai ruoli cardine concesse ad associazioni e enti vari. Tra le varie, andammo a vedere una grande scuola immersa nel verde, ma non aveva all’interno spazi liberi, erano già tutti occupati. Nel frattempo era arrivato l’anno nuovo e quasi primavera.

In quel periodo non dicemmo a nessuno della nostra ricerca, la verità è che non volevamo caricarci sulle spalle tutte quelle “solite” cose che fanno un male cane: “ma che avete in testa?”, “ma siete matte?” “è un “progetto folle” e via così… Dicemmo per cui un sacco di bugie a chi ci stava vicino e fu bellissimo, perché erano spazi solo nostri, qualcosa di inesistente ma al tempo stesso di intatto. Momenti che finivamo sempre con un caffè dei sogni, in cui si depennava il già visto, si pensava ad altri contatti da chiamare, altre cose da fare. Per un po’, però, smettemmo di andare a vedere possibili sedi, la vena di possibilità da visionare, dopo aver perlustrato anche le sedi delle ferrovie di Stato in disuso, si era esaurita e il nostro sogno si era fatto un po’ più lontano.

In questo stato d’animo io, Romina, percorrevo tutti i giorni, più volte al giorno, la strada lungo il fiume Serchio, quella che, per chi vive in zona Nozzano, si è obbligati a fare per andare verso la città di Lucca. E tutti i giorni vedevo un cartello AFFITTASI grande come me, ma non vi facevo mai caso, perché era un posto che conoscevo bene, e come tutte le cose che si conoscono bene, a volte si trascurano. Tranne quel giorno, di cui non mi ricordo la data, ma era quasi estate. E il motivo per cui lo vidi bene è che ci passai davanti due volte nel giro di pochi secondi: una per davvero, una, pare, per magia. Perché nel momento in cui vidi il cartello affittasi e cominciai per la prima volta a pensare che potesse essere un luogo da visionare, correndo lungo la strada, il solito luogo e il solito cartello mi sfrecciarono di lato un’altra volta. Non avevo bevuto, non ero pazza, non… non so, ma lasciamola così. Per chi non crede alle energie e alle cose strane questo è un passaggio ostico da assimilare. 😊

(…continua…)

Romy e Betty